Recensione – Luce e ombre
Luci e Ombre
di
Katrin Pujia
L’arte è un frutto che cresce nell’uomo, come un frutto su una pianta, o un bambino nel ventre di sua madre
Jean Arp
Non esiste luce senza ombre, non esiste amore senza odio.
“Luce e ombre”, nuova opera in ceramica e ferro di Katrin Pujia, si interroga su questa dualità atavica e intrinseca dell’uomo, dandone una forma e un contenuto astratto.
L’artista Veneta in questa nuova “divina” creazione pare domandarsi: “quanto resta lucente un’anima quando l’ombra delle cattive intenzioni la accerchia e la combatte?”
In risposta a questo quesito nascono le forme arrotondate e armoniche di un albero stilizzato circondato da figure umane che paiono assalirlo. Un susseguirsi di pieni e vuoti che riportano alla memoria le forme naturalistiche della scultura di Arp. Il blocco centrale rappresenta l’anima, candida, deforme intangibile, che si eleva e sanguina (oro) nella sua stessa genesi e antitesi. Un alfa e omega che si muove su più piani concettuali e stilistici. E’ così che la modernità delle forme incontra le figure umanoidi di Haring private però di quella vitalità quasi infantile che caratterizzava l’artista americano. Le opere proposte dalla scultrice sono pertanto frammenti di vita e di dolore, che si uniscono in quel movimento continuo e indefinito chiamato esere umano.
Ci troviamo pertanto davanti ad un’opera personalissima e sofferta, che mette di fronte l’impotenza dell’uomo davanti ad un evento che non può essere modificato. Perché sono le decisioni che prendiamo a fare di noi ciò che siamo o per necessità diventiamo.
Christian Humouda
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