Recensione – LAZZARO

Recensione – LAZZARO

  La leggenda di Lazzaro

Opera di Katrin Pujia 

Sono diverse le storie che avvolgono la leggenda di Lazzaro di Betania. Uomo dei miracoli per alcuni e semplice racconto metaforico per altri. In ogni caso, la più famosa parabola del nuovo testamento s’incarna e prende vita nelle linee morbide dell’opera di Katrin Pujia. 

L’artista veneziana incarna l’essenza del racconto evangelico, ricreando con le sue forme simboliche  un embrione dalle forme concave e convesse. Un insieme di vuoti e pieni che prende forma davanti ai nostri occhi in una figurazione solo accennata. 

Lazzaro, il cane sopravvissuto e ritornato alla vita diventa pertanto il simbolo astratto di un momento di rinascita, fisica ed emozionale che diventa ben presto altro. Una maternità mancata che si moltiplica in altrettante creazioni fisiche di attimi ed emozioni contrastanti. La rinascita del Bennu egizio che i greci trasformano nella più nota fenice prende le forme del peloso meticcio che la gente ha conosciuto come Lazzaro, il cane del miracolo. Una genesi biblica che diventa  l’anello di congiunzione fisica tra lo spirito dell’angelo e la fedeltà del migliore amico dell’uomo. Quello che  danza davanti ai nostri occhi in refrattario e smalto verde, è il testamento spirituale di una ricerca stilistica che ricorre senza mai abbracciarla il sinonimo della forma. Una decomposizione autoriale dell’angelo che diventa carne, sangue e pelo. 

Un’opera concettuale e priva di fronzoli quella dell’artista veneziana , che brilla d’oro, d’incenso e mirra. Come la fedeltà di un sentimento che rimane tale, fino alla fine del tempo. 

Christian Humouda

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