Recensione – Geometrie e sintesi
Geometrie e sintesi
di
Katrin Pujia
La nuova scultura di Katrin Pujia giovane e talentuosa artista veneta pone le basi per quella che, a oggi, è da considerarsi la sua più perfetta sintesi di sottrazione fisica e sviluppo concettuale della figura.
In “geometrie e sintesi” non c’è un vero e proprio rifiuto formale della figurazione, ma al contrario una ricerca sottrattiva di cromatismi e forme. Un’osservazione intrinseca che lascia al ferro la sagomatura di un cavallo che si gratta il muso. Una riappropriazione fisica dello spazio che si stempera nell’essenzialismo ricercato e semplice del gesto.
L’artista veneta pone in essere un’opera che si discosta profondamente dal busto classicista di “Ares. Il figlio del fuoco e della terra” ricreando una contrapposizione, distante per forma ma vicina per significato, che abbraccia il suo lavoro precedente e lo sublima in una sintesi estetica e concettuale.
Un abbandono momentaneo dell’astrattismo tipico delle sue opere precedenti, che lascia al fruitore finale una commistione ben dosata di futurismo e robotica.
Un’opera al limite del dadaismo che si differenzia però nell’abbandono della fissità fisica dell’ogetto di uso comunee ricreando un movimento armonico e gestuale.
Le geometrie matematiche lasciano pertanto spazio alla forma e coniugano il design alla fissazione fotografica dell’attimo. Perché, mai come in quest’epoca, i concetti hanno bisogno di un controllo specifico, che aiuti ad abbracciare ed estendere il significato della forma.
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