Recensione – L’essenza dell’amore
L’essenza dell’amore
di
Katrin Pujia
Qual’è l’essenza dell’amore? Difficile dare una risposta univoca a una domanda così complessa e spesso personale. Ma, come per tutte le cose sconosciute, a quello a cui non si può rispondere si può dare una forma.
Katrin Pujia cerca di dare sostanza e spazio a una geometria storta di emozioni contrastanti, mostrando ciò che vive nella zona d’ombra di un’emozione. E’ impossibile per chiunque decantare quel gioco di specchi, quasi mai immacolati, che rappresentano l’essenza di un sentimento.
L’artista veneta pertanto s’interroga sul significato della mancanza, scavando per strati successivi un blocco di polistirolo. Un materiale comune come le parole che spesso si usano nel corteggiamento e si dimenticano nella quotidianità dell’esistere.
L’assenza pertanto diventa l’insieme di ciò che resta dei sogni. Di quella parte più intima che solo i poeti e gli artisti sanno decantare.
Nell’opera proposta ritornano prepotenti le influenze astratte di Arp, in quell’estremizzazzione delle linee che diventano sintesi ed estetica di un concetto universale. Un blocco informe di corpi maschili e femminili che si uniscono in una pangea di eros e thanatos. Un “Death Self” volendo citare una famosa performance di Marina e Ulay, uno scambio di fisicità e sentimento che si trasla in un emozione conosciuta ma sempre nuova.
Christian Humouda
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